sabato 26 febbraio 2011
Domenica 27 febbraio Diserzioni: Voci di spettri del futuro
con occhi abbagliati dal mistero
con la mente lontana dalla comprensione
eppure incantata da tanta angelica desolazione…
incantata da schegge vocali di angeli lontani
che dall’orlo dell’abisso più scuro
sembrano voci di spettri del futuro
Nicolar Jaar: Specters Of The Future/Balance Her In Between Your Eyes
Arc: Gunnell
Bon Iver: Wood
Julianna Barwick: Envelop
Houses: Lost in Blue
The Toy Library: Ruined Walls
Vagina Vangi: Servants Of Death
Motion Sickness Of Time Travel: Telephaty
Forest Swords: Rattling Cage
Desolate: Divinus
Burial: Uk
Aphex Twin: Cliff
Eskmo: Gold And Stone (Ambient P Stretch)
Shakleton: Dead Man
Creep: Days
Detachments: Tread Along
Podcast
domenica 20 febbraio 2011
Domenica 20 febbraio- Diserzioni: Viaggiare senza muoversi
è il momento di ritirarsi dal mondo, per sbalordirsene
è il momento di prendere il tempo per guardarsi vivere
è il momento di liberarsi dalla realtà formattata
è il momento che il suono diventi sinfonia
è il momento di viaggiare senza muoversi.
Stephan Mathieu: Minuet
Tim Hecker: Hatred Of Music
Deaf Center: New Beginning
Rqtn: Jasper/Vielle Connaissance
Field Rotation: Acousti Tales 4
Kevin Keller: Absence
Eurasia: Spirinum
Con_Cetta: Defectivus
Will Bolton: Falling Away
Mikkel Metal: The Other Side Of You
Near The Parenthesis: In Regard To Water
Monokle: Gray Sparks
Arc Of Doves: Moon
Plinth: Sirens
Ar: Rise
podcast
venerdì 18 febbraio 2011
Radio Lovers
Articolo sul mio rapporto con la radio scritto per la tesi di laurea "sketch a tune" di Giovanna Nicosia (marzo 2008)
Parlare del mio rapporto con la radio è come rimettere a posto lo scaffale della mia vita, le città, gli amici, le scoperte e soprattutto le musiche e l’innamoramento.
Prima come ascoltatore poi come conduttore tutto cominciò negli anni ’80, c’era la “new wave”, e si cercava di seguire l’onda. Trasmissioni come “Nocturnal Emission” mi hanno aperto un mondo, un onda che ho surfato, in cui mi sono immerso, che ho inseguito per le città di mezza europa a caccia di dischi, di concerti, di situazioni.
La radio l’ascoltavo dentro un armadio, nel senso che avevo ostruito la porta della stanza con un armadio al quale avevo tolto il fondo. Entrare nell’armadio era entrare nei segreti più intimi e poi rinchiudersi là dentro con gli amici era come stare nel video di “Close to me” dei Cure solo che l’armadio invece di riempirsi d’acqua si riempiva di suoni.
1985, una sera a Padova, i Cure in concerto. Stato di grazia. Un teen ager tra eccitazione e malinconia decide che deve comunicare la sua passione, la sua emozione venata di inquietudine, e la radio, sarà il mezzo.
Qualche anno dopo nasce la mia trasmissione mentre alle puntine dei giradischi si cominciava a sostituire il laser dei compact disc, la comunicazione con gli ascoltatori viaggiava ancora via telefono e lettera, ma l’era elettronica era dietro l’angolo.
L’ atmosfera in radio (radio sandonà) era quella dell’armadio, luci basse e musica a tutto volume in cuffia, ma c’era lui con quella spugna gialla da urlo che scendeva sul mixer: il microfono. Mi sorpresi perché sono un timido e sicuramente il più taciturno della compagnia, ma davanti alla spugna gialla mi scioglievo e dicevo cose che forse non sarebbero uscite senza quel tramite. Mi resi conto di avere degli ascoltatori solo dopo la prima lettera ricevuta, era il 1989 ed ero troppo giovane e in stato confusionale per capire che da quel momento non avrei più smesso di trasmettere.
Gli anni novanta furono una deriva straordinaria, la rivoluzione elettronica, la disgregazione delle identità che hanno fatto l’ossatura del ventesimo secolo, la comunicazione globale e musicalmente la fine delle onde musicali.
Non ci sono più new wave e neppure no-wave, perché l’onda è il mondo stesso, la musica è infinita e provoca il mal di mare, internet, la digitalizzazione, rende tutto più complesso (più ricco?!)
Ma nonostante questo oceano burrascoso non rinuncio alla dolce deriva, creando mappe di svincolamento, vie di uscita dall’accelerazione tecno-mondana, dove la mente, il corpo trovi il respiro giusto per continuare il viaggio dentro il suono.
Nasce “Diserzioni”, sapendo che non ci sono onde da seguire ma mappe da disegnare.
Ci sono suoni, voci, persone che ci serve ritrovare quando si è perduti nel caos, perchè fanno parte di noi, ti permettono di concatenare, di trovare il giusto ritmo.
E cosi strada facendo ho trovato Radio Sherwood, per me una radio mitica, molti ascoltatori diventati poi collaboratori e soprattutto coloro che mi fecero appassionare alla radio, ovvero Mirco e Massimo di “Nocturnal Emission”.
”Diserzioni” diventa anche “vs Nocturnal Emission” indagando su ritorni, vagabondaggi, pulsazioni, cercando l’eco dei suoni disseminati nell’era globale, creando (im)probabili rotte di viaggio.
La radio oggi, secondo me, nel tempo dell’iper-produzione semiotica deve essere capace di andare al ritmo imprevedibile della dolce deriva, ed cartografare suoni ed emozioni a venire.
Parlare del mio rapporto con la radio è come rimettere a posto lo scaffale della mia vita, le città, gli amici, le scoperte e soprattutto le musiche e l’innamoramento.
Prima come ascoltatore poi come conduttore tutto cominciò negli anni ’80, c’era la “new wave”, e si cercava di seguire l’onda. Trasmissioni come “Nocturnal Emission” mi hanno aperto un mondo, un onda che ho surfato, in cui mi sono immerso, che ho inseguito per le città di mezza europa a caccia di dischi, di concerti, di situazioni.
La radio l’ascoltavo dentro un armadio, nel senso che avevo ostruito la porta della stanza con un armadio al quale avevo tolto il fondo. Entrare nell’armadio era entrare nei segreti più intimi e poi rinchiudersi là dentro con gli amici era come stare nel video di “Close to me” dei Cure solo che l’armadio invece di riempirsi d’acqua si riempiva di suoni.
1985, una sera a Padova, i Cure in concerto. Stato di grazia. Un teen ager tra eccitazione e malinconia decide che deve comunicare la sua passione, la sua emozione venata di inquietudine, e la radio, sarà il mezzo.
Qualche anno dopo nasce la mia trasmissione mentre alle puntine dei giradischi si cominciava a sostituire il laser dei compact disc, la comunicazione con gli ascoltatori viaggiava ancora via telefono e lettera, ma l’era elettronica era dietro l’angolo.
L’ atmosfera in radio (radio sandonà) era quella dell’armadio, luci basse e musica a tutto volume in cuffia, ma c’era lui con quella spugna gialla da urlo che scendeva sul mixer: il microfono. Mi sorpresi perché sono un timido e sicuramente il più taciturno della compagnia, ma davanti alla spugna gialla mi scioglievo e dicevo cose che forse non sarebbero uscite senza quel tramite. Mi resi conto di avere degli ascoltatori solo dopo la prima lettera ricevuta, era il 1989 ed ero troppo giovane e in stato confusionale per capire che da quel momento non avrei più smesso di trasmettere.
Gli anni novanta furono una deriva straordinaria, la rivoluzione elettronica, la disgregazione delle identità che hanno fatto l’ossatura del ventesimo secolo, la comunicazione globale e musicalmente la fine delle onde musicali.
Non ci sono più new wave e neppure no-wave, perché l’onda è il mondo stesso, la musica è infinita e provoca il mal di mare, internet, la digitalizzazione, rende tutto più complesso (più ricco?!)
Ma nonostante questo oceano burrascoso non rinuncio alla dolce deriva, creando mappe di svincolamento, vie di uscita dall’accelerazione tecno-mondana, dove la mente, il corpo trovi il respiro giusto per continuare il viaggio dentro il suono.
Nasce “Diserzioni”, sapendo che non ci sono onde da seguire ma mappe da disegnare.
Ci sono suoni, voci, persone che ci serve ritrovare quando si è perduti nel caos, perchè fanno parte di noi, ti permettono di concatenare, di trovare il giusto ritmo.
E cosi strada facendo ho trovato Radio Sherwood, per me una radio mitica, molti ascoltatori diventati poi collaboratori e soprattutto coloro che mi fecero appassionare alla radio, ovvero Mirco e Massimo di “Nocturnal Emission”.
”Diserzioni” diventa anche “vs Nocturnal Emission” indagando su ritorni, vagabondaggi, pulsazioni, cercando l’eco dei suoni disseminati nell’era globale, creando (im)probabili rotte di viaggio.
La radio oggi, secondo me, nel tempo dell’iper-produzione semiotica deve essere capace di andare al ritmo imprevedibile della dolce deriva, ed cartografare suoni ed emozioni a venire.
System error
Free people in free markets: it's only possible world?
Centinaia di trendy boys/girls si accalcano negli outlet passando le giornate alla ricerca spasmodica dell'ultima occasione, della marca preferita.
Ci sono le svendite ed ansiosi messaggi pubblicitari implorano gli zombie a comprare, accompagnandoli ripetendo ritmi già conosciuti in spot televisivi.
Poi ad un tratto il ritmo cala su un tappetto sonoro ambient e rilassata poesia esce dagli altoparlanti.
System error. Si è accesa la lampadina rossa, suona il campanello d'allarme.
Una macchina immaginativa non omologata è partita mettendo in moto bizzarrie e comportamenti imprevedibili.
Decine di rebel boys/girls escono dal market, si tolgono i vestiti e si stendono a terra in ascolto.
Free minds in free zone: it's beautiful world!
Centinaia di trendy boys/girls si accalcano negli outlet passando le giornate alla ricerca spasmodica dell'ultima occasione, della marca preferita.
Ci sono le svendite ed ansiosi messaggi pubblicitari implorano gli zombie a comprare, accompagnandoli ripetendo ritmi già conosciuti in spot televisivi.
Poi ad un tratto il ritmo cala su un tappetto sonoro ambient e rilassata poesia esce dagli altoparlanti.
System error. Si è accesa la lampadina rossa, suona il campanello d'allarme.
Una macchina immaginativa non omologata è partita mettendo in moto bizzarrie e comportamenti imprevedibili.
Decine di rebel boys/girls escono dal market, si tolgono i vestiti e si stendono a terra in ascolto.
Free minds in free zone: it's beautiful world!
Smell
Dopo qualche giorno nella “dark country”inglese, arrivo a Londra, città che un tempo frequentavo abitualmente alla ricerca di materiali sonori.But the time are changing e quei piccoli store di suoni sono oramai spariti con l'arrivo della net-culture.
Poco male, finalmente posso godermi la città senza la corsa alla ricerca di quello che da sempre a Londra era l'oggetto del desiderio.
Ma sento che manca qualcosa, c'è un'aria diversa, non riconosco i luoghi, o meglio non ritrovo i suoni. Quelle stradine di Soho che prima erano piene di piccoli negozi musicali, le ricordavo anche piene di suono che usciva dalle porte.
Adesso sono silenti. Frequentate ancora da miriadi di giovani con cuffia che entrano ed escono dai locali muniti delle tecnologie più recenti. Si siedono ai caffè o nelle splendide piccole tea room, con i loro I-Pad e I-Pod a godersi la loro tisana mentre sono immersi nell'infosfera.
C'è una certa eccitazione dell'olfatto in queste street, profumi escono da ogni dove, erbe aromatiche e spezie colpiscono l'olfatto con morbida sensualità.
Del resto ci si può permettere di non guardare oltre il proprio schermo acceso, di non sentire fuori delle proprie cuffie, di non toccare niente, di non mettere niente in bocca, ma non possiamo smettere di annusare ad ogni respirazione.
L'olfatto è il senso muto, non ha parole, non ha forma, ma ci permette di far passare il mondo attraverso il nostro corpo ad ogni respiro.
I profumi sono delle melodie olfattive, ma a chi respira suoni manca quella vibrazione dell'aria che animava questo effervescente quartiere.
Poco male, finalmente posso godermi la città senza la corsa alla ricerca di quello che da sempre a Londra era l'oggetto del desiderio.
Ma sento che manca qualcosa, c'è un'aria diversa, non riconosco i luoghi, o meglio non ritrovo i suoni. Quelle stradine di Soho che prima erano piene di piccoli negozi musicali, le ricordavo anche piene di suono che usciva dalle porte.
Adesso sono silenti. Frequentate ancora da miriadi di giovani con cuffia che entrano ed escono dai locali muniti delle tecnologie più recenti. Si siedono ai caffè o nelle splendide piccole tea room, con i loro I-Pad e I-Pod a godersi la loro tisana mentre sono immersi nell'infosfera.
C'è una certa eccitazione dell'olfatto in queste street, profumi escono da ogni dove, erbe aromatiche e spezie colpiscono l'olfatto con morbida sensualità.
Del resto ci si può permettere di non guardare oltre il proprio schermo acceso, di non sentire fuori delle proprie cuffie, di non toccare niente, di non mettere niente in bocca, ma non possiamo smettere di annusare ad ogni respirazione.
L'olfatto è il senso muto, non ha parole, non ha forma, ma ci permette di far passare il mondo attraverso il nostro corpo ad ogni respiro.
I profumi sono delle melodie olfattive, ma a chi respira suoni manca quella vibrazione dell'aria che animava questo effervescente quartiere.
domenica 13 febbraio 2011
Suoni spettrali s’aggirano per la rete
Sembra che negli ultimi anni sonorità oscure degne di tale nome stiano tornando alla luce, seppur in forme diversissime.
Perché tutto questo parlare di fantasmi, di tenebre ed esoterismi nella musica oggi?
Forse questi primordiali termini parte di tutte le culture, sono così presenti nella musica odierna perché mai come oggi è stata cosi incorporea e evanescente, soprattutto la musica elettronica, e poi l’uso del campionamento fa rivivere suoni persi nella memoria. Molti artisti elettronici costruiscono una specie di canzoni non canzoni , forse definibili come solo delle entità, tanto che si è chiamato "hauntology" questo modo di comporre.
Che cosa è hauntology? Il termine deriva da un libro, "Spettri di Marx", del filosofo francese Jacques Derrida. L’ossessione dello spettro, del fantasma che è contemporaneamente presente/assente, che sfida quindi il discorso musicale a cercare il suo limite, appartiene all’ultimo Derrida, alla sua riflessione: "Uno spettro è allo stesso tempo visibile e invisibile, allo stesso tempo fenomenico e non fenomenico: una traccia che segna anticipatamente il presente della sua assenza. La logica spettrale è di fatto una logica decostruttiva.
Sembra di vivere in un periodo in cui la musica il principio di incompleto, di non completamente definibile è essenziale, cosi come gli spettri che sono sconvolgenti perché non sono ben definiti sono corpi incoporei, possono esistere soltanto alle soglie del sensibile, nelle suggestioni.
“Il segnale delle onde delle radio pirata nell’etere che fluttua nella notte londinese” così immaginava e descriveva la sua musica Burial. Ed è un segnale che ribolle di rabbia soppressa, ma anche di grazia aleggiante, di quell’angelica tenerezza che ricorda i fantasmi/angeli del cielo sopra Berlino di Wenders.
E nonostante Burial si ispiri alla vita londinese, associare la sua musica a un luogo sembra impossibile, perchè quell’intreccio di euforia e tristezza, quelle sensazioni confliggenti di opportunità e costrizioni possono essere capite in ogni luogo e soprattutto in quel non-luogo che è la rete.
In linea con questa avanzata di fantasmi, tenebre ed esoterismi nel mondo musicale underground, è proprio nella rete che sta nascendo un fenomeno che ha già assunto le diverse denominazioni "witch house", "haunted house" o "drag".
Cresciuti con l’isolazionismo da cameretta e web-accesso orizzontale a tutte le musiche prodotte nell’ultimo secolo, questi musicisti non si riconoscono in una scena localizzata nemmeno in un’onda, perché l’onda è il mondo stesso e la musica è infinita, preferiscono piuttosto parlare di comunità nelle intenzioni.
Si può essere a Parigi, Londra o New York, si può andare dalla darkwave al dubstep e dallo shoegaze all’elettronica , all’hip hop, ma il modo in cui il tutto è elaborato mira ad esaltarne gli aspetti più inquietanti, ingigantendo i dettagli per mostrarne le mostruosità come in letteratura aveva fatto Ballard nella sua Atrocity Exhibition. Oppure semplicemente questi suoni assumono delle insolite tonalità notturne e le voci sembrano venire da mondi distanti sepolte come sono dal sound.
Insomma sembra che ci sia un nuovo vocabolario musicale emergente, incentrato da un lato su suoni oscuri che sono stati resuscitati e ri-articolati e dall’altro sul modo in cui la voce viene manipolata per creare umori e atmosfere definite amorfe, di natura spettrale. Ghost voices.
E ’qualcosa di simile a ciò che accadde nel film Inception, dove la musica rallenta e si fa impalpabile come un limbo tra gli strati dei sogni (anche gli incubi sono sogni).
Le “memorie del futuro”, quell’estetica iniziata qualche anno fa dai dischi di Burial, Kode9 e da etichette come Ghost box, Mordant Music ecc., è tracimata fino a creare un’immaginario intero.
Accanto ai nomi sopracitati, alcune band più intelligibili si stanno facendo largo. Nomi come Salem, Balam Acab, White Ring, Modern Witch, Creep, oOoOO, Lake Radio, Raw Moans…. e poi principalmente nell’uso delle voci, James Blake, Pariah, How to Dress Well, Forest Swords…
La fremente intensità di questi suoni riuscirà a ferire e guarire gli ascoltatori più attenti e sensibili, ri/attivando passioni mai sopite….
…nelle cuffie "Martin Hannett’s Ghost" dove troviamo Lake Radio intento a stravolgere "The Eternal" dei nostri cari Joy Division.
Diserzioni- Suoni spettrali in case stregate
sabato 12 febbraio 2011
Domenica 13 febbraio- Diserzioni: Ex Nihilo Nihil Fit (Nulla viene dal nulla)
quell’esplosione di suono figlio di trascorse battaglie
quel suo risuonare con nuova forza poetica
quel senso di compressione al quale ti sottopone
quell’esperienza provante quanto sublime
quell’essere allo stesso tempo in armonia e fuori controllo
quell’invisibile insurrezione che ti scorre nelle vene…
Nulla viene dal nulla in queste metropoli dal taglio scuro
Chasing Voices: Ex Nihilo Nihil Fit
Raime: This Foundry (Regis Version)
Sandwell District: Speed + Sound
Commix: Satelite Song (Underground Resistence Remix)
Actress: Lost
Matta: Suicide Sutter
Old Apparatus: Untitled B
Desolate: Pain
Sven Sveisemann: Lyra
Downliners Sekt: From Under Spinning Light
James Blake: Unluck
Johanathan F. Lee: Dislocate
Seefeel: Rip-Run
Raime: Retread
Lisa Gerrard And Marcello De Francisci: Ex Nihilo "Out Of Nothing"
Ogni domenica dalle 18.00 alle 19.30 e ogni martedì dalle 18.30 alle 20.00 Conduce: Andrea "Diserzioni" De Rocco
Podcast
quel suo risuonare con nuova forza poetica
quel senso di compressione al quale ti sottopone
quell’esperienza provante quanto sublime
quell’essere allo stesso tempo in armonia e fuori controllo
quell’invisibile insurrezione che ti scorre nelle vene…
Nulla viene dal nulla in queste metropoli dal taglio scuro
Chasing Voices: Ex Nihilo Nihil Fit
Raime: This Foundry (Regis Version)
Sandwell District: Speed + Sound
Commix: Satelite Song (Underground Resistence Remix)
Actress: Lost
Matta: Suicide Sutter
Old Apparatus: Untitled B
Desolate: Pain
Sven Sveisemann: Lyra
Downliners Sekt: From Under Spinning Light
James Blake: Unluck
Johanathan F. Lee: Dislocate
Seefeel: Rip-Run
Raime: Retread
Lisa Gerrard And Marcello De Francisci: Ex Nihilo "Out Of Nothing"
Ogni domenica dalle 18.00 alle 19.30 e ogni martedì dalle 18.30 alle 20.00 Conduce: Andrea "Diserzioni" De Rocco
Podcast
Cast away (sfogo dopo un dj-set)
Ora basta!
Basta con i fantastici anta, con rollinstoni e punkarelli dell'eterna adolescenza.
Do you remember? Quella sì era musica! Era suonata davvero!
Ma vi sciroppate veramente il laudano di vite spericolate e genio e sregolatezza?
E del messaggio che abbatte il potere?
In musica una grande rivoluzione è avvenuta: quella digitale.
Oggi chiunque è in grado di fare musica, vi sembra poco?
Certo c'è il rischio che il talento e l'immaginazione siano sommersi da torrenti di bit che che circolano in rete, inghiottiti nel mare dell' iper-produzione, ma c'è anche l'opportunità di pescare perle preziose nell'infinita biodiversità di questo oceano.
Lasciatevi andare, o vi rilassate solo con i lassativi delle culture giovanili?Anche perchè le variopinte creste, le chiome nere arruffate, le tatuate e perforate pelli sono sorpassate da gente senza look che dalle loro camere ci inonda di suono.
Per chi viene da altri tempi gli approdi sono saltati, le bussole impazzite.
Allora o ci si ancora ai vecchi porti o si getta la zattera e si impara la dolce deriva.
Chi diventa naufrago nell'odierno oceano di suono sà che non c'è ritorno.
E prova disagio verso un mondo di cui non fa più parte.
Basta con i fantastici anta, con rollinstoni e punkarelli dell'eterna adolescenza.
Do you remember? Quella sì era musica! Era suonata davvero!
Ma vi sciroppate veramente il laudano di vite spericolate e genio e sregolatezza?
E del messaggio che abbatte il potere?
In musica una grande rivoluzione è avvenuta: quella digitale.
Oggi chiunque è in grado di fare musica, vi sembra poco?
Certo c'è il rischio che il talento e l'immaginazione siano sommersi da torrenti di bit che che circolano in rete, inghiottiti nel mare dell' iper-produzione, ma c'è anche l'opportunità di pescare perle preziose nell'infinita biodiversità di questo oceano.
Lasciatevi andare, o vi rilassate solo con i lassativi delle culture giovanili?Anche perchè le variopinte creste, le chiome nere arruffate, le tatuate e perforate pelli sono sorpassate da gente senza look che dalle loro camere ci inonda di suono.
Per chi viene da altri tempi gli approdi sono saltati, le bussole impazzite.
Allora o ci si ancora ai vecchi porti o si getta la zattera e si impara la dolce deriva.
Chi diventa naufrago nell'odierno oceano di suono sà che non c'è ritorno.
E prova disagio verso un mondo di cui non fa più parte.
venerdì 11 febbraio 2011
Il naufrago beat-o
Forse ho focalizzato troppo “la dolce deriva del naufrago” in quello che è il dark side del network (per me dark è sempre assieme inquietante e affascinante) e poco sul new gold dream.
Condivisione, messa in comune di competenze, invenzioni e innovazioni, torrenti che si uniscono, bit che siano beat-i.
La rivoluzione digitale della musica è stata devastante.
La WARP, etichetta simbolo di questa rivoluzione (il cui acronimo sta anche per We Are Reasonable People/Weird And Radical Projects) ha dato voce e colonna sonora alle nostre isolate bedroom discoteque mentre il network si formava.
Le nuove generazioni di ascoltatori sono esposte ad una quantità di suggestioni senza precedenti.
In questo caotico e invitante mare gettare la zattera significa abbandonare la nave e magari perdersi e scoprire possibilità che non si sarebbero trovate attraverso la successione normale, prevista e programmata.
E ora sia la rete che le culture della nuova elettronica ci indicano i sentieri del mash-up: un modo di dire Creolo che ci parla di fare ibridazione, poltiglia, distruzione creatrice di nuovi incroci e strumenti.
Ecco che troviamo assieme l’oscura rabbia anti-Thatcheriana di Joy Division e l'algida freddezza nordica di Pan sonic, il romanticismo classico di Mahler e l’inquietudine dei migliori Cure, lo shoegazing sognante di Slowdive e il glicth errorista di Oval…..
Il naufrago beat-o ha perso la bussola e si è perso nel tempo che si è dissolto, oramai neanche l’orologio serve, che liberazione!
….e canteremo l’infinità presente e non avremo bisogno di futuro.
Ps. Nelle cuffie Andrew Weatherall stà portando in alto nel sole Siouxsie, la regina della notte.
Condivisione, messa in comune di competenze, invenzioni e innovazioni, torrenti che si uniscono, bit che siano beat-i.
La rivoluzione digitale della musica è stata devastante.
La WARP, etichetta simbolo di questa rivoluzione (il cui acronimo sta anche per We Are Reasonable People/Weird And Radical Projects) ha dato voce e colonna sonora alle nostre isolate bedroom discoteque mentre il network si formava.
Le nuove generazioni di ascoltatori sono esposte ad una quantità di suggestioni senza precedenti.
In questo caotico e invitante mare gettare la zattera significa abbandonare la nave e magari perdersi e scoprire possibilità che non si sarebbero trovate attraverso la successione normale, prevista e programmata.
E ora sia la rete che le culture della nuova elettronica ci indicano i sentieri del mash-up: un modo di dire Creolo che ci parla di fare ibridazione, poltiglia, distruzione creatrice di nuovi incroci e strumenti.
Ecco che troviamo assieme l’oscura rabbia anti-Thatcheriana di Joy Division e l'algida freddezza nordica di Pan sonic, il romanticismo classico di Mahler e l’inquietudine dei migliori Cure, lo shoegazing sognante di Slowdive e il glicth errorista di Oval…..
Il naufrago beat-o ha perso la bussola e si è perso nel tempo che si è dissolto, oramai neanche l’orologio serve, che liberazione!
….e canteremo l’infinità presente e non avremo bisogno di futuro.
Ps. Nelle cuffie Andrew Weatherall stà portando in alto nel sole Siouxsie, la regina della notte.
giovedì 10 febbraio 2011
La dolce deriva del naufrago
Alcuni fatti dell’ultimo periodo, e la domanda sempre presente riguardo i giovani e il loro rapporto con la musica, mi hanno spinto a tornare sul “nostro” rapporto con questa forma artistica.
Con “nostro” intendo della generazione cresciuta con ascolti consapevoli, scelti e pagati profumatamene. Ci siamo fatti fuori interi stipendi per costruirci la nostra cultura musicale.
La musica è sempre stata per noi molto più di semplice evasione.
Semmai dovremmo parlare di diserzione, sottrazione, via di fuga dell’anima e nascondiglio dove rilassare il corpo.
Anche quando il corpo era intrappolato nella vita reale, l’anima e la mente sapevano che c’era rifugio nella musica. Questo creava comunanza, sensibilità comuni, identità con altri estranei all’omologazione.
Insomma era facile trovarsi anche se minoranze resistenti.
I tempi sono cambiati, le nuove generazioni hanno radicalmente cambiato il modo di usufruire della cultura musicale. Adesso è accessibile a tutti, fortunatamente.
La musica è un flusso continuo, un’enorme ricchezza, ma anche cimiteri di file che popolano gli hard disc di milioni di giovani che non ne sanno godere.
Ora che l’anima e la mente è sempre connessa e messa al lavoro è possibile quella sottrazione che la “nostra “ musica ci ha sempre permesso?
Ora che siamo sommersi di suoni, spersi nell’oceano di dati che ogni giorno ci attraversano è possibile trovare il buon rifugio rilassato, è possibile la fuga dal mondo cellularizzato e connesso 24 ore su 24?
La musica può essere ancora diserzione critica?
Forse no.
Perché la prima generazione videoelettronica non è più capace di estraniarsi, di rilassare il corpo.
Perché la prima generazione che riceve più informazioni da macchine che da suoi simili non riesce più a godere del contatto e nemmeno dell’autonomia della solitudine.
Perché la comunità obbligatoria impedisce di restar soli e allo stesso tempo questo affollamento privo di corpi è oppresso dalla solitudine.
Come portare il nostro portato di passione per il suono in questo desertoceano?
Mi sembra che il problema sia la sottrazione dalla massa infinita di rumore, ricreare le condizioni per l’ascolto del silenzio, per un ritrarsi.
Silenzio! Così finisce un film di David Lynch, e sembra di esserci dentro a quel film, storditi e dispersi naufraghi in miriadi di sensazioni.
E allora prepariamo la zattera e buttiamoci nell’oceano di suono, creando scie sonore dove sia più dolce la deriva, dove si impari nuovamente il calore dei suoni.
Salite a bordo non avete da perdere che i vostri cellulari.
Con “nostro” intendo della generazione cresciuta con ascolti consapevoli, scelti e pagati profumatamene. Ci siamo fatti fuori interi stipendi per costruirci la nostra cultura musicale.
La musica è sempre stata per noi molto più di semplice evasione.
Semmai dovremmo parlare di diserzione, sottrazione, via di fuga dell’anima e nascondiglio dove rilassare il corpo.
Anche quando il corpo era intrappolato nella vita reale, l’anima e la mente sapevano che c’era rifugio nella musica. Questo creava comunanza, sensibilità comuni, identità con altri estranei all’omologazione.
Insomma era facile trovarsi anche se minoranze resistenti.
I tempi sono cambiati, le nuove generazioni hanno radicalmente cambiato il modo di usufruire della cultura musicale. Adesso è accessibile a tutti, fortunatamente.
La musica è un flusso continuo, un’enorme ricchezza, ma anche cimiteri di file che popolano gli hard disc di milioni di giovani che non ne sanno godere.
Ora che l’anima e la mente è sempre connessa e messa al lavoro è possibile quella sottrazione che la “nostra “ musica ci ha sempre permesso?
Ora che siamo sommersi di suoni, spersi nell’oceano di dati che ogni giorno ci attraversano è possibile trovare il buon rifugio rilassato, è possibile la fuga dal mondo cellularizzato e connesso 24 ore su 24?
La musica può essere ancora diserzione critica?
Forse no.
Perché la prima generazione videoelettronica non è più capace di estraniarsi, di rilassare il corpo.
Perché la prima generazione che riceve più informazioni da macchine che da suoi simili non riesce più a godere del contatto e nemmeno dell’autonomia della solitudine.
Perché la comunità obbligatoria impedisce di restar soli e allo stesso tempo questo affollamento privo di corpi è oppresso dalla solitudine.
Come portare il nostro portato di passione per il suono in questo desertoceano?
Mi sembra che il problema sia la sottrazione dalla massa infinita di rumore, ricreare le condizioni per l’ascolto del silenzio, per un ritrarsi.
Silenzio! Così finisce un film di David Lynch, e sembra di esserci dentro a quel film, storditi e dispersi naufraghi in miriadi di sensazioni.
E allora prepariamo la zattera e buttiamoci nell’oceano di suono, creando scie sonore dove sia più dolce la deriva, dove si impari nuovamente il calore dei suoni.
Salite a bordo non avete da perdere che i vostri cellulari.
mercoledì 9 febbraio 2011
Late Night Broadcast
Ho avuto una visione l’altro giorno.
Era un’orribile giorno al calor bianco, un giorno come tanti altri.
Stavo camminando in quei non-luoghi fatti di asfalto, centri commerciali, capannoni e cartelloni pubblicitari.
Ma la cosa peggiore era la musica, orribile, specchio di un mondo dove le uniche cose a durare più di una canzone di Antonacci sono guerre e carestie.
Ad un tratto giro in una stradina di campagna , mentre l’aria rinfresca e la luce lascia spazio al buio.
Ed è subito un altro vivere. C’è musica nell’aria, una strana emissione di tarda notte.
Quel suono dell’anima che non riusciamo mai ad ascoltare perché c’è sempre qualcos’altro acceso.
Voci e suoni amici, conforto di un passato pieno e di un futuro aperto. Il paradiso insomma.
Da non muoversi più da qui.
Ma ecco proprio sul più bello il brutto concerto di clacson iniziare, rombi di motore e voci incazzate a dirti: “Ecco il tuo solito mondo di merda”
La visione ora mi sfugge, ma il segno di quella visione rimane:
“Late Night Broadcast” compiled by Mirco Salvadori
Era un’orribile giorno al calor bianco, un giorno come tanti altri.
Stavo camminando in quei non-luoghi fatti di asfalto, centri commerciali, capannoni e cartelloni pubblicitari.
Ma la cosa peggiore era la musica, orribile, specchio di un mondo dove le uniche cose a durare più di una canzone di Antonacci sono guerre e carestie.
Ad un tratto giro in una stradina di campagna , mentre l’aria rinfresca e la luce lascia spazio al buio.
Ed è subito un altro vivere. C’è musica nell’aria, una strana emissione di tarda notte.
Quel suono dell’anima che non riusciamo mai ad ascoltare perché c’è sempre qualcos’altro acceso.
Voci e suoni amici, conforto di un passato pieno e di un futuro aperto. Il paradiso insomma.
Da non muoversi più da qui.
Ma ecco proprio sul più bello il brutto concerto di clacson iniziare, rombi di motore e voci incazzate a dirti: “Ecco il tuo solito mondo di merda”
La visione ora mi sfugge, ma il segno di quella visione rimane:
“Late Night Broadcast” compiled by Mirco Salvadori
domenica 6 febbraio 2011
Domenica 06 febbraio- Diserzioni: Struggente romantico volo
saliva ondeggiando nell’ampiezza del cielo
suscitando un mondo nuotante di suoni,
sconvolgendo la nostra anima,
facendoci tremare con brividi paurosi,
liberandoci dal nostro “involucro terrestre”
lanciandoci in un struggente romantico volo
Airs: Love Will Tear Us Apart
The Young Scamels: Tempest
Rachel’s: All Is Calm
Wire Under Tension: Cka3an
Slow Six: The Night You Left New York Codes In The Clouds: The Reason In Madness, In Love
Møn - Pär Nahmen Teil
Halves: Land/Sea/People
Chapel Club: The Shore
Matthew Ryan & Hammock - Like New Year’s Day (Hammock Mix)
Ashram: All’imbrunire
Herion: Lindos
Emanuele Errante: Dorian’s Mirror
Emanuele Errante/Dakota Suite: A Worn Out Life
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giovedì 3 febbraio 2011
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