giovedì 22 agosto 2013

Ascolti obliqui

T:“Ho sentito che fai una trasmissione radio”
A:“Sì, faccio una trasmissione musicale”
T:“Ma metti solo la musica o parli anche?”
A:“Parlo, sì insomma, intervengo al microfono”
T:“E di cosa parli?”
A.“Del suono che propongo”
T:“Strano”

Qualche tempo fa era normale che in una trasmissione musicale si parlasse di musica, anzi si cercavano atmosfere nelle emissioni in etere e consigli per gli ascolti dal conduttore, ora questo sembra strano.
Oggi i ragazzi che pubblicano via rete le proprie scalette musicali, mixate o meno (soundcloud, spotify, webradio) non si contano. Buon segno. Segno che il suono ha ancora un certo appeal in questo martoriato paese. Il problema è che tutti quanti, dai più maturi fino a i più giovani non sappiamo più cosa dire della musica. Non sappiamo cosa sia l'oggetto che trattiamo, ascoltiamo qualcosa di terribile o di sublime, ma non sappiamo più cosa dire. Spalanchiamo la bocca ma non ne esce suono.
Siamo dispersi nell'infinito fluire di suoni e ci sentiamo incapaci di definirli, di dare loro una connotazione, un scena che racconti la loro genesi. Le onde sonore non hanno più una traiettoria da raccontare, perchè l'oceano di suono è frastagliato e burrascoso.
Nell'ipervelocità del flusso al massimo riusciamo a cliccare un “mi piace”sui social network dove la critica non è concessa.
E' forse questa formattazione comunicativa assieme all'infinità e dispersione sonora a zittirci?

Chi parla in radio, spesso parla di altro e usa la musica come intermezzo tra un gossip e una pubblicità, tra una notizia meteo e una “divertente” in un continuum descrittivo di una realtà (vera o virtuale è lo stesso) immodificabile. Oppure, nel migliore dei casi, si racconta il passato: l'epica storia della musica.
Io, da parte mia mi limito ad una constatazione. Banale e ovvia, se volete, ma in qualche misura necessaria: la musica per parlarci ancora deve intrigare, emozionare e per far questo deve saper creare realtà altre, oblique, non omologate. Se sta dentro ai canoni pubblicitari e gossipari non fa altro che obbedire e spacciare realtà consolidate e niente più.
Resta un interrogativo: come scegliere e raccontare un suono che produce immaginari altri, sensi obliqui?
Rischiando di essere parziali (e come non esserlo), indagando dentro alla complessità dell'oggi, essendo incompatibili con gli standard radiofonici, forzando un pensiero disomogeneo e non omologato attraverso la musica e il suo racconto.
Se questo sia ancora possibile e abbia ancora un senso non lo so.
Magari lo scopriremo assieme.
Almeno lo spero!

giovedì 1 agosto 2013

Blixa Bargel e Teho Teardo + Rover live


- “Ei diggei! Dai metti i rollinston! Quea che fa uh uh,  uh uh! Quea col cesso in copertina.”
- “No guarda, è un gran pezzo, ma stasera facciamo musica elettronica.”
- “Va ben, ma posso vardar a valigia dei dischi? Quei bei i riconosso daea copertina.”

C'è stato un tempo (inizio anni 90) in cui mi capitava di organizzare delle serate di musica elettronica e puntualmente mentre facevo girare i dischi arrivava il “rockettaro” che voleva rovistare fra i tuoi vinili per vedere se trovava qualcosa attinente ai suoi gusti.
-“Scommetto che tira fuori il disco degli Einstürzende Neubauten col cavallo di Hans Baldung Grien” dicevo io. -“E dalla mia quello dei Meathead con la copertina di Professor Bad Trip” controbatteva Marco (il mio compagno di battaglia).
Difficilmente sbagliavamo, Blixa Bargeld e Teho Teardo e i rispettivi progetti erano figli della musica industriale e mettevano d' accordo i fautori dei nuovi suoni elettronici e vecchi rockettari. Oppure più probabilmente le loro copertine colpivano duro.
Questo per dire che questi due accompagnano i miei ascolti da molto tempo, quindi vederli suonare assieme è per me un evento molto speciale.

Ebbene sì , sono qui a Sesto al Reghena per vedere il concerto di Teho Teardo e Blixa Bargeld, ma ad aprire la serata c’è Rover, moniker di Timothée Régnier, in classico trio chitarra, basso, batteria. Rover entra in scena alle 21.20 e sembra fin dall’aspetto un uomo d’altri tempi con quell’aria da bohemien che racconta in musica parti del suo bagaglio di vita: di quando venne espulso dal Libano per problemi di visto  durante un tour con i The New Government, band molto famosa in Medio Oriente e del suo ritorno forzato in Francia. Racconta del suo ritiro in Bretagna, nella sua casa dove passa il tempo a scrivere e comporre.  Una“Vita da bohème” come quella dei personaggi del film di Aki Kaurismaki, anche la sua è una storia di un esiliato, spaesato in patria e che sogna un vagare per il mondo impregnato di quell’allegria da naufraghi che non esclude né dignità né tenerezza. Questi sentimenti sono espressi con una  voce che è ora calda, ora grave ma capace di liberarsi nel cielo stellato accompagnata da un suono che ha reminescenze di Bowie e Interpol. Un’ora di concerto di puro romanticismo rock.
Teho Teardo e Blixa Bargeld salgono sul palco alle 23  circa,  accompagnati dal violoncello di Martina Bertoni, dando vita ad una performance di rara bellezza. Bargeld, è sicuramente il protagonista di questo concerto, la sua presenza è magnetica pur nei misurati gesti. Presenza imponente, da fuoriclasse, con l'elegante tocco del calice in mano ad ogni pausa. Teho Teardo però è molto più che la spalla, anzi si capisce chiaramente che è lui il regista del progetto. Martina Bertoni infine, puntuale e bravissima, è il giusto tocco di romantica melodia che ci vuole.
Viene ripercorso l’intero album “Still Smiling” con impressionante intensità che arriva al massimo con l'apporto di un quartetto d'archi nei pezzi finali della performance. Richiamati a gran voce dal numerosissimo pubblico  ecco che arriva la sorpresa della serata: una magnifica cover di “Crimson And Clover” di Tommy James and The Shondells, qui riproposto in realtà nella versione italiana di Patrick Samson, Soli si muore. Il concerto si chiude con Defenestrazioni. «Ho sempre voluto utilizzare questa parola», afferma Blixa, ed è il miglior finale immaginabile per l'edizione 2013 di Sexto 'nplugged.

- "Ei diggei! Dai metti “another brick in the wall”. Quea col video dei martei che camina."
- "E basta casso, assame star che stasera vado a vedar Blixa a  Sexto 'Nplugged!"