Sexto 'Nplugged ovvero quando il luogo determina la musica, ed il luogo è il sagrato dell’abbazia di Santa Maria, a Sesto al Reghena (PN), location splendida dove meglio non si poteva rappresentare una serata con le performance acustiche di Nouvelle Vague e Charlathans che hanno offerto al pubblico una versione unplugged di concerti che normalmente si propongono nella tipica formazione da tour.
Da tempo ho la sensazione che gran parte dell' iperproduzione sonora attuale sia paralizzata dall’enorme quantità di impulsi sonori che la bersagliano, e incapace di costruire progetti che non siano quelli, derivati da suggestioni che le giungono dalla storia passata.
E' il caso anche di Nouvelle Vague, un’idea venuta ai produttori francesi Marc Collin e Olivier Libaux, già ben noti nell’ambiente dell’elettronica europea, e consistente nel reinterpretare in chiave bossanova alcuni classici della new wave (appunto) con l’ausilio, alla voce, di giovani e promettenti ragazze che cantano questi classici della dark wave senza conoscere gli originali.
Il fatto è che la cosa riesce benissimo, decontestualizzando questi pezzi prendono vita nuova, ed ecco che gli inquieti Cure, Depeche Mode e Sounds, Clash diventano sinuosi e sensuali . La bravura delle cantanti riesce a trasformare il Punk in Pink, come nella scatenata cover di “Too Drunk To Fuck” dei Dead Kennedys e nella “Blister In The Sun” di Violent Femmes che riscaldando dolcemente l'umida serata. La notte scende lentamente evocata da Liset Alea e Phoebe Killdeer (voci dei Nouvelle Vague) ed il cielo si apre definitivamente, appaiono le stelle dopo una giornata di pioggia e i Nouvelle Vague chiudono con un omaggio alla “luna in frack” , una versione chitarra e voce di uno dei pezzi mogliori dei Tuxedomoon: “In The Manner Of Speaking”. Toccante.
Ci saranno i bis, ma secondo me il concerto doveva finire là.
E' l'ora dei Charlatans, gruppo icona della Madchester inizio '90 ed ispirazione per il vintagismo di molti nuovi autori delle cosi dette nuove scene glo-fi e chillwave che dopo aver ispezionato gli anni '80 ora puntano anche sui '90.
Ecco allora che Tim Burgess e il chitarrista Mark Collins si ripresentano con un nuovo live show, un Acustic Set. In occasione di questo tour, è stato realizzato anche un EP dal titolo 'Warm Sounds' con la nuova versione di sei 'classici' firmati Charlatans.
Entrano in scena e si capisce subito che i tempi sono cambiati, l’esuberanza. i vestiti larghi, i cappelli alla pescatora, i capelli a caschetto col ciuffo che copre gli occhi della buggy generation, ha lasciato il posto ad un vestiario più attillato e ad un fare più riservato ed intimo. La voce di Tim colpisce ancora, ma ancor di più colpisce la seconda vita di queste canzoni, da sfrenate danze psichedeliche a introspettive romantiche songs. Quando ad accompagnare la chitarra di Mark Collins entra un quartetto d'archi questa differenza si fa ancora più marcata.
Il susseguirsi di brani come Smash the system, North Country Boy, Oh! Vanity, One To Another in questa nuova veste destabilizza dolcemente.
L’ irresistibile e trascinante “The only one I know”diventa una romanticissima ballad, dimostrando che a volte cambiando il contesto , può emergere una nuova natura delle canzoni. Ma questo succede solo con le grandi canzoni e stasera abbiamo sentito grandi canzoni in suggestivo contesto.
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