Sexto 'Nplugged 2011- Sesto al Reghena
...sento vibrare in me tutte le passioni d'un vascello che dolora,
il vento gagliardo, la tempesta e i suoi moti convulsi
sull'immenso abisso mi cullano. Altre volte, piatta bonaccia,
grande specchio della mia disperazione!
Estratto da “la musica” di Charles Baudelaire
C'è chi ha passato buona parte dell'adolescenza a esternare i propri sentimenti nelle pagine di un diario, a riempirlo di citazioni poetiche dei maledetti, di foto ritagliate dei cantori della propria malinconia. E naturalmente ha cominciato a riempire di suoni struggenti la propria vita.
Per questo tipo di sensibilità, la serata di domenica 31 luglio al Sexto 'Nplugged era una tappa obbligata. Per la mia generazione quella sensibilità si chiamava “dark”, ma andava ben oltre, anzi ripudiava i teschi, crocifissi esibiti, le nere pelli e i capelli arruffati.
Probabilmente, anche i due musicisti che si sono esibiti stasera hanno questo percorso in comune. Sia Neil Hannon, o meglio, Divine Comedy che Kostantin Gropper o meglio Get Will Soon si presentano come romantici introspettivi, che hanno scelto la via della musica e della poesia per curare la loro anima ferita. Ma sono troppo timidamente sinceri per mostrare sfacciatamente questa vocazione.
Inizia Get Will Soon dapprima solo con la chitarra, poi con una vera e propria band e ci ammalia con i pezzi dei suoi due album, ma soprattutto dell'ultimo “Vexations”. Le coordinate sonore sono quelle del miglior Matt Elliott e dal vivo le sue songs diventano ancora più intense, tanto da sperare che l' augurio “Get Will Soon” del suo nome ovvero “guarisci presto” non s'avveri, e possa continuare a darci sofferte e intense canzoni come quelle che abbiamo sentito stasera.
Nonostante gran parte del pubblico sia qua per The Divine Comedy dopo un ‘ ora di concerto viene chiesto a gran voce il bis e Kostantin torna sul palco per altri due pezzi visibilmente emozionato per l’accoglienza.
Un esibizione veramente sopra ogni aspettativa.
Tocca a The Divine Comedy e sul palco restano solo una chitarra e il pianoforte.
Neil Hannon arriva accompagnato da un lungo applauso di chi probabilmente è cresciuto facendosi illudere sull'amore da canzoni come le sue. E’ solo ma con due calici in mano, uno con dell’acqua che puntualmente sputa e l’altro con del vino che beve con gusto, del resto siamo nel territorio del Lison- Pramaggiore ed è giusto rendere omaggio. Sembra piuttosto su di giri, ride e scherza e forse quei calici centrano qualcosa.
Si alterna tra chitarra e pianoforte e canta tutti gli anni passati a estraniarsi dalla realtà, attraversando la sua nutrita discografia, con un occhio di riguardo all’ultimo album 'Bang Goes the Knighthood' uscito lo scorso anno.
Il suo pop barocco risente della mancanza di un’orchestra, ma la cornice del festival è talmente evocativa che ci si lascia trasportare comunque dalle note di canzoni di un songwriter sempre ispirato.
Nonostante da tempo non frequenti questo genere di musiche, coinvolto in altri suoni che cercano nuove e meno frequentate tendenze, devo ammettere che queste canzoni si adattano perfettamente all'acustica perfetta, all'ambientazione meravigliosa di questo luogo senza tempo.
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