In questi giorni ho riflettuto molto
sull'opportunità o meno di continuare a trasmettere.
La difficoltà nel collocare una
trasmissione particolare in palinsesti fm che rincorrono sempre più
standard generalizzati (per tutti), e parallelamente il proliferare
di streaming di ogni genere in rete, mi hanno fatto quasi desistere.
Poi una pagina pubblicitaria su una
vecchia rivista di cinema che reclamizzava una fotocamera digitale
della Sony mi ha illuminato in questione con lo slogan: “Don’t
think, Shoot”. Non pensare, scatta.
Il mercato globale ha bisogno di scatti
senza sguardi, di produrre segni-immagini anche privi di significato,
anzi meno sguardi- creatività ci sono al lavoro, meglio è, bastano
le dita che producano-consumano segni senza senso, sostituibili,
cancellabili.
I touch screen dei nostri dispositivi
multimediali pronti all'usa e getta continuo.
Al contrario credo ci sia ancora
bisogno di sguardi, occhi, di suoni e orecchie che sanno di non
potere fare a meno del pensiero e che creino narrazioni altre, altro
senso, c’è soprattutto bisogno di creatività che trasformi.
Soprattutto oggi, in tempo di crisi
anche musicale dove il bombardamento di suoni embedded, creano un
eccesso di onde sonore che inondano e offuscano la biodiversità
sonica.
Oggi abbiamo bisogno di fermarci a
capire e di costruire il nostro paesaggio, sentiamo l’esigenza di
una sorta di ecologia sonora.
Per questo non basta coltivare il
proprio ascolto casalingo , ma bisogna resistere anche in quei
piccoli spazi di etere che restano liberi usare il suono per produrre
un senso alternativo "mettersi in mezzo" alla realtà, per
narrare dell'altro e aprire qualche contraddizione.
Non so se ci sia bisogno di Diserzioni
ma fino a che ci saranno suoni in grado di stupire ci sarà sempre la
speranza di stupirvi. Di sorprendervi e di sorprenderci.
Come sempre.
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