Andy Stott è uno dei pochi produttori techno inglesi a colpirmi ad ogni uscita.
Ora torna su Modern Love con “Luxury Problems”, un album di nuovo materiale registrato nel corso dell'ultimo anno.
Torna e apre una nuova fase.
Provate ad immaginarvi Burial che invece di viaggiare su un bus notturno londinese passeggia su una desolata e abbandonata zona industriale. Stott è di Manchester e si sente.
Manchester viene spesso definita come la prima città industrializzata del mondo e tracce di questo suo passato industriale sono ancora ben visibili e ben presenti nella sua cultura.
Infatti i pezzi di Andy Stott anche in passato avevano più in comune con le basse frequenze di artisti noise/industrial del calibro di Sunn O))) e Merzbow che con quelle della techno dub contemporanea o della scena dubstep. Nonostante questo è sempre riuscito ad assorbire le cose migliori delle nuove tendenze elettroniche.
Sicuramente una delle cose più originali uscite dalle scene elettroniche degli ultimi anni è la cosidetta “vocal weirdness” ovvero le sperimentazioni con la voce, la vocal science: varie forme di testurizzazione digitale delle voce come l’Autotune, l’accelerazione o il rallentamento dei vocals, il micro-editing dei sample vocali.
Ed ecco che cinque dei brani presenti nell' album vedono alla voce Alison Skidmore, un tempo insegnante di pianoforte di Andy ed è la novità principale del nuovo lavoro.
'Numb' apre l'album con la voce di Alison, a più livelli e in loop, ma lasciata senza effetti, accompagnata da un sound profondo e sporco. 'Lost and Found' segue una linea di basso ringhiante e una voce disturbata, 'Sleepless' è un tamburo africano che cede sotto bassi intensi delle Stott/ritmiche. E' il suo suono che è stato imitato innumerevoli volte ma qui ri-lavorato e ricostruito per la sua prossima fase evolutiva. 'Hatch the plan' termina la prima metà dell'album con splendidi arrangiamenti vocali . Il secondo lato si apre con 'Expeting', il più riconoscibile momento 'Stott' dell'album: un naufragio, delirante in 4/4 in halfspeed pronto a risucchiare tutto ciò che lo circonda. "Luxury Problems' è tranquillamente euforico. "Up the box" cambia la narrazione e parte con un intro esteso per 3 minuti prima di irrompere in un rallentato Jungle narcotico e per finire, "Leaving", conclude l'album con un'altro esperimento con voce e synth.
Gli spettri della scena rave ritornano e questa volta riappaiono non tra i grattacieli vetrati della metropoli finanziaria ma in mezzo ai capannoni abbandonati in tristi spazi post-industriali .
Gran disco!
Ora torna su Modern Love con “Luxury Problems”, un album di nuovo materiale registrato nel corso dell'ultimo anno.
Torna e apre una nuova fase.
Provate ad immaginarvi Burial che invece di viaggiare su un bus notturno londinese passeggia su una desolata e abbandonata zona industriale. Stott è di Manchester e si sente.
Manchester viene spesso definita come la prima città industrializzata del mondo e tracce di questo suo passato industriale sono ancora ben visibili e ben presenti nella sua cultura.
Infatti i pezzi di Andy Stott anche in passato avevano più in comune con le basse frequenze di artisti noise/industrial del calibro di Sunn O))) e Merzbow che con quelle della techno dub contemporanea o della scena dubstep. Nonostante questo è sempre riuscito ad assorbire le cose migliori delle nuove tendenze elettroniche.
Sicuramente una delle cose più originali uscite dalle scene elettroniche degli ultimi anni è la cosidetta “vocal weirdness” ovvero le sperimentazioni con la voce, la vocal science: varie forme di testurizzazione digitale delle voce come l’Autotune, l’accelerazione o il rallentamento dei vocals, il micro-editing dei sample vocali.
Ed ecco che cinque dei brani presenti nell' album vedono alla voce Alison Skidmore, un tempo insegnante di pianoforte di Andy ed è la novità principale del nuovo lavoro.
'Numb' apre l'album con la voce di Alison, a più livelli e in loop, ma lasciata senza effetti, accompagnata da un sound profondo e sporco. 'Lost and Found' segue una linea di basso ringhiante e una voce disturbata, 'Sleepless' è un tamburo africano che cede sotto bassi intensi delle Stott/ritmiche. E' il suo suono che è stato imitato innumerevoli volte ma qui ri-lavorato e ricostruito per la sua prossima fase evolutiva. 'Hatch the plan' termina la prima metà dell'album con splendidi arrangiamenti vocali . Il secondo lato si apre con 'Expeting', il più riconoscibile momento 'Stott' dell'album: un naufragio, delirante in 4/4 in halfspeed pronto a risucchiare tutto ciò che lo circonda. "Luxury Problems' è tranquillamente euforico. "Up the box" cambia la narrazione e parte con un intro esteso per 3 minuti prima di irrompere in un rallentato Jungle narcotico e per finire, "Leaving", conclude l'album con un'altro esperimento con voce e synth.
Gli spettri della scena rave ritornano e questa volta riappaiono non tra i grattacieli vetrati della metropoli finanziaria ma in mezzo ai capannoni abbandonati in tristi spazi post-industriali .
Gran disco!