“I fantasmi sono qui, costituiscono lo spazio, mi circondano. Si nutrono degli occhi accecati degli uomini”
(da La possibilità di un'isola di Michel Houllebecq)
Ci sono due idee di musica che animano i miei ascolti ultimamente.
Una è l'emblema di una musica che si
nutre di musica mettendo tra parentesi il mondo e l'altra è un'idea di
mondo che ha bisogno di musica per svelarsi.
Una si rivolge sempre più al passato,
alla memoria per riattivare emozioni, magari ri- attualizzate da
musicisti giovanissimi che avendo interi blocchi di materia musicale
disponibili si rifanno a forme di sublimazione di un certo passato
musicale.
L'altra è l’idea di un mondo dove la
diserzione, la sottrazione al rumore di fondo avviene attraverso un
suono che svela l'intollerabilità verso un quotidiano fatto di
incombenze ansiogene, di ritmi produttivi, di ansia della storia. E’
musica antistorica che entra in contatto con la meditazione senza
oggetto, è rilassamento psico-fisico e ricerca di rapporto armonico tra
corpo e cosmo.
Qualche anno fa, in una trasmissione di
“Diserzioni vs Nocturnal Emission” giocammo con il nostro passato
presente e futuro musicale.
Uscirono tre storie diverse, tutte e tre
nate dalla feroce passione per il suono, con un passato e un presente
comune, ma il futuro già si divideva tra rivitalizzante versione del
passato e sperduto orizzonte senza tempo in cui perdersi.
Nel tempo le due tendenze si sono
delineate, la prima nelle new cold/dark/chill wave, nel post dubstep,
nella witch house.., la seconda in una ambient sempre meno definibile e
sempre più rarefatta ed eterea.
Quale delle due idee di musica prediligo
non lo so, probabilmente dipende dal momento, ma entrambe rompono il
dispositivo di un futuro come sviluppo progressivo del tempo.
Oggi, dopo il collasso del sistema
finanziario fondato sulla futurizzazione dell'economia e sul debito si
apre l'epoca che segue al futuro.
Il fantasma di
quel futuro promesso è qui, nelle macerie di un sistema che si nutre
ancora delle nostre vite. Se dobbiamo guardare dietro di noi è per
ricordare l’inquietudine e l'abisso di violenza che egli può in ogni
momento scatenare. Ecco allora che viene ripreso un suono che deriva da
le epoche più “dark” dove si cominciava ad urlare “no future”. Questo
sound ci serve a riconoscere lo spettro e a prendere la direzione giusta
verso l' esodo in quelle pianure senza confini dove l'altro suono ci
rende liberi dal “Phantom of the future”.
Adopereremo la rete infinita della
conoscenza per evitarlo e impareremo la dolce deriva per sottrarci alla
sua presa. Ascolteremo l'infinità del suono presente e non avremo più
bisogno di futuro.
ps) a breve riprenderanno le nostre diserzioni radiofoniche. Stay tuned!
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