giovedì 15 settembre 2011

Il Fantasma Del Futuro


I fantasmi sono qui, costituiscono lo spazio, mi circondano. Si nutrono degli occhi accecati degli uomini”
(da La possibilità di un'isola di Michel Houllebecq)

Ci sono due idee di musica che animano i miei ascolti ultimamente.
Una è l'emblema di una musica che si nutre di musica mettendo tra parentesi il mondo e l'altra è un'idea di mondo che ha bisogno di musica per svelarsi.
Una si rivolge sempre più al passato, alla memoria per riattivare emozioni, magari ri- attualizzate da musicisti giovanissimi che avendo interi blocchi di materia musicale disponibili si rifanno a forme di sublimazione di un certo passato musicale.
L'altra è l’idea di un mondo dove la diserzione, la sottrazione al rumore di fondo avviene attraverso un suono che svela l'intollerabilità verso un quotidiano fatto di incombenze ansiogene, di ritmi produttivi, di ansia della storia. E’ musica antistorica che entra in contatto con la meditazione senza oggetto, è rilassamento psico-fisico e ricerca di rapporto armonico tra corpo e cosmo.
 Qualche anno fa, in una trasmissione di “Diserzioni vs Nocturnal Emission” giocammo con il nostro passato presente e futuro musicale.
Uscirono tre storie diverse, tutte e tre nate dalla feroce passione per il suono, con un passato e un presente comune, ma il futuro già si divideva tra rivitalizzante versione del passato e sperduto orizzonte senza tempo in cui perdersi.
Nel tempo le due tendenze si sono delineate, la prima nelle new cold/dark/chill wave, nel post dubstep, nella witch house.., la seconda in una ambient sempre meno definibile e sempre più rarefatta ed eterea.
Quale delle due idee di musica prediligo non lo so, probabilmente dipende dal momento, ma entrambe rompono il dispositivo di un futuro come sviluppo progressivo del tempo.
Oggi, dopo il collasso del sistema finanziario fondato sulla futurizzazione dell'economia e sul debito si apre l'epoca che segue al futuro.
Il fantasma di quel futuro promesso è qui, nelle macerie di un sistema che si nutre ancora delle nostre vite. Se dobbiamo guardare dietro di noi è per ricordare l’inquietudine e l'abisso di violenza che egli può in ogni momento scatenare. Ecco allora che viene ripreso un suono che deriva da le epoche più “dark” dove si cominciava ad urlare “no future”. Questo sound ci serve a riconoscere lo spettro e a prendere la direzione giusta verso l' esodo in quelle pianure senza confini dove l'altro suono ci rende liberi dal “Phantom of the future”.

Adopereremo la rete infinita della conoscenza per evitarlo e impareremo la dolce deriva per sottrarci alla sua presa. Ascolteremo l'infinità del suono presente e non avremo più bisogno di futuro.

ps) a breve riprenderanno le nostre diserzioni radiofoniche. Stay tuned!

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