Nella settimana del festival di Sanremo
mi ritrovo tra valanghe di post nei social network (anche di
ascoltatori di suoni altri), tra decine di pagine dei quotidiani e non
so quanti servizi televisivi dedicati a questo evento.
Penso ai suoni che sono passati nel mio
apparato uditivo questa settimana e sorprendentemente m'accorgo di aver
ascoltato quasi esclusivamente musica italiana.
Album di Gigi Masin, Stefano Guzzetti, Fabrizio Paterlini, Mario Massa & SaffronKeira, Molven .
Che sia il caso di ripensare la geografia sonora di questo paese?
Sicuramente questi lavori (e non solo) ci inducono ad uno scarto, a una dislocazione.
Ci offrono un'altra visuale prospettica.
E ci ricordano come il suono (e non solo quello) sappia lavorare contro l'omologazione e contro la rimozione.
Perche' la realtà sonora italiana non è mai solo quella che ci racconta la televisione o l'informazione mainstream.
Con buona pace degli apologeti dei Talent show che incessantemente celebrano le performance di cloni che appiattiscono la creatività, con buona pace degli “intellettuali” che incessantemente celebrano il festival della canzone italiana come autentica cultura musical-popolare.
La musica – quando ancora sa essere tale - ritrova la stratificazione, la differenza, la complessità.
Ritrova il “differente” dal già sentito e lo rimette in campo.
E ci rammenta che la differenza esiste ed è molto semplice:
una musica consente all'ascoltatore di
sentire solo ciò che già conosce e gli è familiare, laddove l'altra
musica obbliga l'ascoltatore a pensare e ricercare ciò che ascolta.
Che sia per questo che del festival di
Sanremo parlano tutti, mentre dei dischi che ho ascoltato in questa
settimana (sono pure questi musica italiana) non parla nessuno?
Ascolti citati:
Gigi Masin: Talk To The Sea ( Music From Memory)
Stefano Guzzetti: At Home. Piano Book Vol.1 ( Home Normal)
Fabrizio Paterlini: Now – The Art Of The Piano (fabrizio Paterlini Music)
Mario Massa & Saffronkeira: Cause And Effect ( Denovali)
vive come in una caverna nuota nel profondo denso di contraddizioni scava e respira l'underground resiste e libera la sua quotidiana lotta clandestina
Hatti Vatti & Sara Brylewska – Struggle
Eric Dingus: Smoke
Jabu: You & I (Kahn Remix)
My Panda Shall Fly: Ark (spirit Servant)
Dysposium: Her Sanctuary
OLV: Close To Us Ft. Låpsley
Cheney Weird - Lost Kids
Foryou: Swept Up
Vacant: Wanderer
Encore: Lost Sky
Jay Rodger - Moments Of Silk (Aeuria X Soular Order Remix)
Atlas: Ashycan
Aminuts: Embrace
Al di là di porte chiuse oltre cancelli del possibile seguendo sentieri antichi tracciati da indomabili cercatori di misteri e trovare gioielli nascosti sotto il mantello del buio captabili solo attraverso quella luce nera, faro nel crepuscolo senza fine
Dralms:Crushed Pleats
Kvb: Dayzed (Regis Remix)
Aki Aki: Dark Night
Deathday: Dropped Into Obscurity
Alcest: Opale
Aftersun: When Mama Was Moth
Barnett + Coloccia: Harbor
Unreality:Acid
Pye Corner Audio: Dystopian Vector Part One
Third Person Lurkin: Lake Of Wood
David J With Jill Tracy: Bela Lugosis Dead Undead Is Forever
Ogni volta che piove ininterrottamente per diversi giorni mettendo a
rischio idrogeologico i nostri devastati territori mi ritorna puntuale
in mente quell'atmosfera di un mondo diventato invivibile mostrato in Blade Runner. Di conseguenza ritornano le visioni del cyberpunk, un amore di gioventù che ogni tanto riemerge.
Erano tempi dove il futuro riempiva l’immaginario collettivo e il
rapporto dell’uomo con la macchina prometteva il dispiegarsi di nuovi
orizzonti, di realtà virtuali che ci avrebbero portato in una nuova
era. Ma chi aveva l’anima punk/dark cominciava già allora a vederne i rischi.
Pur assumendo pienamente la tecnologia informatica e cibernetica si
cominciava a guardala con atteggiamento dissacratorio ed estraneo ai
luoghi comuni ed a segnalarle sia le potenzialità che i pericoli.
Ma non siamo qui per parlare del cyberpunk, ma di un disco cyberpunk: NRSB-11 - Commodified che esce perMorphine Records. Un progetto di DJ Stingray e di Gerald Donald DJ Stingray, aka Sherard Ingram, è una delle figure principali della musica elettronica, in particolare le sue uscite con Urban Tribe Gerald Donald, è invece colui che assieme a James
Stinson diede vita ad una delle più straordinarie avventure techno che
la musica ricordi: i Drexciya.
Il fondatore dell'etichetta che pubblica il disco ovvero la Morphine Records, è Rabih Beaini aka Morphosis,
musicista elettronico e sperimentale libanese con sede a Berlino e
appassionato di techno di Detroit, quella delle origini con tutto il suo
bagaglio fantascientifico.
La fantascienza, nella techno detroitiana si presta
come metafora per la condizione afro-americana e confluisce nella
produzione musicale in modi che si dichiarano afrofuturisti.
Il robot, allora, è lo schiavo deportato e oppresso da un biancoalieno, rapitore ed oppressore. L’astronave
è la nave negriera che solca un cosmo, l’oceano Atlantico, verso il
pianeta alieno America dove si terranno gli esperimenti schiavitù e
segregazione. La Forza della sottomissione è combattuta con quella
invisible e tenace della underground resistence.
Ma a differenza di produttori come Jeff Mills o Derrick May
e altri miti della techno detroitiana, Gerald e Sherard, con NRSB-11
sembrano alla ricerca di qualcosa di ancora più inquieto e oscuro. La
loro musica è sicuramente techno e si basa sulla
scienza, fantascienza e concetti afro-futuristici, ma con quel sentire
critico di chi vive intensamente e criticamente l’oggi e le sue
contraddizioni, quasi un afrofuturismo virato al presente.
Scorrendo i titoli del’album, si capisce perfettamente che la
fantascienza c’entra poco, anzi sembra proprio di leggere un mondo senza
futuro e con un presente catastrofico dove più che alla resistenza
sembra si punti ad un’altra diaspora: quella verso il post-umano. Musiche e suoni per inquieti mutanti che non vogliono diventare semplici androidi replicanti.