Jesolo 18 febbraio 2013
Descrivere un live dei
Sigur Ròs, gruppo che si è creato un
linguaggio tutto suo (la lingua vonlenska), con le parole è difficile, farlo
nel classico modo parlando di tecnica o scaletta è inutile.
Perché è un puro incantesimo sonoro vissuto disco dopo
disco che si materializza davanti a te
come un paesaggio da fiaba
Entrano sul palco e inizia la magia, ogni istante sarebbe da
immortalare, per il colore che prende il set, per il riflesso nascosto dal velo di nebbia
artificiosamente creato, per l’impetuoso calore del Geyseir di suono che erutta
ritmicamente e ogni volta ti toglie il fiato.
I Sigur Ròs sono un incanto, fatto di ghiaccio e fuoco, di
folletti e spiriti che animano il suono, vero padrone che tutto irrora e
riscalda. L’attività vulcanica vince la
gravità, t’ipnotizzano gli sbuffi sonori, ti abbandoni e ti immergi, e
t'innalzi con loro.
Brividi ed emozioni si rincorrono mentre su quel velo si piroettano
colori e immagini e quando cade il tempo e lo spazio sono stati annullati e
qualcosa è cambiato irrevocabilmente.
La scaletta alterna classici ed inediti, ma poco importa.
Ascoltare i Sigur Ròs significa viaggiare dentro sé stessi,
essere disposti a ripercorrere il sentiero interiore ancestrale che si nutre di
contraddizioni, che vive di isolamento e incanto.
Il crescendo finale è un invito ad arrendersi alla vitalità
del selvaggio sentire, svuotarsi della razionalità e perdersi nella mutevolezza
continua.
L'orologio segna la fine del concerto dopo due ore esatte.
Non è vero.
E' durato un’intera stagione sonora incantata.
La stagione dei Sigur Ròs
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