Qualche tempo fa piantai nel mio
giardino un acero campestre e qualche giorno dopo il vecchio
contadino, mio confinante, mi riprese perchè questa pianta avrebbe
fatto ombra nei sui campi. Praticamente avrebbe ombreggiato due
piantine di soia per due ore al giorno.
Da che mondo è mondo, si sa, nel
Veneto e soprattutto nel Basso Piave, gli alberi non valgono nulla.
Legna da ardere, al massimo, ma assai più spesso fonte di pericolo
per gli uomini e i loro beni (gli alberi, non appena possono,
schiantano al suolo travolgendo tutto) e fonte di sporco (perdono
foglie, fiori, frutti, rami. Perdono di tutto e di più).
Come dicono da queste parti,
“intriga”*.
Mentre impazza nel nostro paese Nerone
ed arriva Caligola il nostro
paesaggio sembra un deserto.
L'orizzonte è
ritagliato solo da orrende costruzioni di cemento, unica cosa che
alza sopra le colture.
Similmente anche
il paesaggio sonoro sembra un deserto, l'orizzonte sonoro si ripete
stancamente dalle nostre parti e manca l'aria fresca in queste serate
estive.
Manca
l'ossigeno nelle note che risuonano nell'afa del basso piave, bene
che vada ska-reggae, oppure cover band o i nostalgici '80 (P Lion e
Sabrina Salerno a poche centinaia di metri da casa), per non parlare
dei laccati delle balere.
La biodiversità dell'oceano di suono
(non si mai prodotta così tanta musica) non vale nulla, provoca
l'emicrania e va cancellata, oppure nascosta negli acquari
dell'ascolto casalingo.
La musica se non
porta risultati immediati (incassi) non esiste nelle roventi serate
musicali della nosta zona.
Ecco la ragione
per cui, per sentire qualche suono diverso live è necessario migrare
geograficamente da altre parti.
La scoperta del
bello dove non te lo aspetteresti, non è più un valore ne nel
paesaggio naturale ne in quello culturale, l'igienizzazione di tutto
ciò che “intriga” crea quel deserto nel quale non cresce più
nulla.
Siamo in una morsa
dove il passaggio dall' “estetico” all' “an-estetico” sembra
inequivocabilmente segnato.
Sembra che del
significato della parola “intrigare” resti solo l'accezione
dialettale ossia che ingombra,
e non quella dell'italiano ovvero ciò che interessa, incuriosisce,
attrae.
“La
musica è una legge morale: essa dà un’anima all’universo,
le
ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione,
un
fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza,
e
la vita a tutte le cose.
Essa
è l’essenza dell’ordine ed eleva ciò che è buono, giusto e
bello,
di
cui essa è la forma invisibile,
ma
tuttavia splendente, appassionata ed eterna.”
Platone,
400 a.C. (dai Dialoghi)
*ingombrante
in dialetto veneto