La musica degli ultimi anni è stata
semplicemente il prodotto perfetto di un mondo che non è più capace
di riprodursi, ma solo di autoclonarsi. Non sembra più in grado di
rigenerarsi, ma solo di espandersi istericamente e in modo
incontrollato. Ma attenzione questo non è un giudizio di condanna,
perchè la musica, a differenza del mondo, è diventata anche
patrimonio comune, un enorme bacino a disposizione di tutti.
Il problema è che in questa
iperproduzione a volte si tende a sentire solo chi tende ad
espandere e perfezionare la facilità di ascolto e di fruizione e non
chi è interessato a cambiare ed evolversi.
Forse quello che a noi sembra pare un
appiattimento è invece il lento formarsi di un'altra percezione del
tempo, una percezione combinatoria e non lineare. Forse il suono sta
diventando capace di concepire contemporaneamente diversi piani
dell'esperienza, passata, presente e futura e di convivere con
apparati tecnologici ipercomplessi e iperveloci, insomma di avere una
percezione non storica della temporalità.
Forse la cosidetta “retromania”
nasce da questi inevitabili processi e da questa infinita produzione
derivata dall'avere a disposizione l'intera storia sonora da
modificare a piacere.
Da questo desertoceano partono però
mille rivoli che vale la pena di seguire con emozione e passione, ed
è quello che Diserzioni tenta di fare.
Anche in questo 2011 ci sono stati suoni
di fremente intensità, sensazioni confliggenti di grandezza e
desolazione, slanci futuristici e danze di fantasmi.
Per quanto mi riguarda il suono
dell'anno della crisi è quello del ribollire dei bassi sullo sfondo con quelle voci fantasmatiche che compaiono/scompaiono in mezzo a
quel territorio infinito e instabile, che è il sound attuale.
Semplicemente un modo per seppellire in
un mare di bassi e al contempo far fiorire in superficie
inquietudini che attraversano questi tempi di crisi. A dar man forte
a questo avvincente dualismo istintivo ci sono le atmosfere
perennemente cupe presenti nei pezzi, e le vibranti “vocal
weirdness” che emergono timidamente in superficie. Sono voci in
equilibrio precario mentre tutto intorno traballa, ma che sanno farsi
accumulo, farsi forma che muove e si muove.
…. Ci sono momenti poi in cui il mal
di mare è talmente forte che si sente il bisogno di un ritrarsi, di
un movimento di sottrazione dal rumore di fondo. In alcuni momenti
c'è bisogno di creare le condizioni per l'ascolto del silenzio, ed
allora ci vengono in soccorso le sconfinate distese ambientali, ma
questo è “suono che va oltre il tempo della crisi”.
10 Album
Desolate: The Invisible
Insurrection
Clams Casino -
Instrumental
Volon flex: Tramp
Integral: The Past Is My
Shadow
Arc: Wire Migraine
Balam Acab: Wander -
Wonder
Leyland Kirby: Eager To
Tear Apart The Stars
Bvdub: All release 2011
Swarms: Old Raves End
Silent Strike:
Instrumentals
5 Tracks
Every Silver Lining Has A
Cloud: A Stolen Life
Blackfield: Dissolving
With The Night
Chelsea Wolfe: Benjamin
The Secret Life of the
Black Suit: Immagine Nascosta
Pallers: Nights