martedì 31 luglio 2012

Olafur Arnalds & My Brightest Diamond live

Sesto al Reghena 28 luglio 2012
Alle 21 scoppia un temporale estivo e mentre gli organizzatori prontamente coprono la strumentazione sul palco, l’aria rinfresca e ci prepara per un’altra boccata di ossigeno sonoro per i nostri neuroni.
La pioggia dura poco più di 10 minuti e appena smette "Brown and the Leaves" apre la serata. E’ il progetto solista di Mattia Del Moro, nato e cresciuto a Tolmezzo, ai piedi delle Alpi Carniche.Per l’occasione è accompagnato da Riccardo Di Vinci (contrabbasso) e Lucia Violetta Gasti (violino) ci presenta un saggio di  pezzi che mi ricordano quell’anima senza impronte che è stato Nick Drake. Bravo.

Alle 22  è la volta della talentuosa My Brightest Diamond (Shara Worden) torna in Italia per presentare il nuovo “All Things Will Unwind”, Per sexto’nplugged My Brightest Diamond ripropone il concerto realizzato al Lincoln Center di New York avvalendosi della collaborazione di un ensemble acustico “locale” diretto, nell’occasione, dal Maestro Giorgio Tortora e da un giovane batterista.
Shara sprizza energia e diverte con il suo pop cameristico orchestrale, usando strani strumenti e accompagnando il suo live con travestimenti e gag molto particolari.
Ma devo ammetterlo, io sono qui per Ólafur Arnalds.

“se c’è una cosa che mi manca è la mancanza” cit.

…nel sovraccarico sonoro del nostro tempo, la sottrazione dal rumore di fondo, la sottrazione all’uso sconsiderato di hard disk pieni di mp3, la sottrazione all’accelerazione dei flussi sonori è  centrale per evitare la desensibilizzazione.
Da qui la ricerca del suono dove tutto si fa ral­len­ta­to, dove i no­stri sensi si di­la­ta­no, dove as­sa­po­rare ancora distacco dal reale. La  mo­dern-clas­si­cal è anche que­sto: Un ri­fu­gio si­cu­ro dove di­sten­der­si e la­sciar­si an­da­re, se­guen­do le scie più dolci nel marasma sonoro.
Musica senz’altro più adatta all’intimo della propria stanza che ad un live show. Il live richiede qualcosa di più al pubblico: una devozione a questo suono dove si presuppone un assoluto silenzio e una profonda attitudine introspettiva. Pochi musicisti riescono ad ottenere questo, uno di questi è senz’altro Ólafur Arnalds, giovanissimo artista ma già affermato proveniente dalla glaciale e lontana Islanda.
Grazie alla perfetta unione tra musica e location, quello si Sexto Unplugged è stato un live commovente, con splendidi e struggenti brani dai nomi impronunciabili che regalano ai presenti momenti di rara bellezza, intrisi di poesia e solitudine come paesaggi innevati, o per restare in loco come paesaggi boschivi della pianura friulana.
Tra un pezzo e l'altro il giovane Olafur abbandona le vesti dell'artista malinconico per tornare uno scanzonato ventenne che intrattiene il pubblico con aneddoti e sagace umorismo, creando un spiazzante contrasto con la malinconia delle sue composizioni.
Il concerto è la su­bli­ma­zio­ne del bello e molto altro: un pia­no­for­te-me­tro­no­mo che scan­di­sce i tempi un vio­li­no che  scal­da i no­stri cuori, un violoncello con­tem­pla­ti­vo creano un'atmosfera sospesa nel silenzio e sembra davvero di essere “altrove”.
Qualcuno durante l’esibizione ha lasciato il proprio posto a sedere, forse per l’ora tarda, forse per la mancata sintonia con un suono malinconico, a tratti triste e cupo,che richiede una simbiosi per sfociare in gioia dell’animo.
 L’ Islanda è la ter­ra di ar­ti­sti, inu­ti­le gi­rar­ci in­tor­no, af­fa­sci­nan­te ed evo­ca­ti­va e nel­l'ul­ti­mo pe­rio­do ha dato prova di essere capace di rivoluzioni non solo sonore, evitando l’austerity e  debito finanziario. Investire in cultura è servito e serve eccome!!!
 La musica di Olafur ( e molto Iceland sound) rappresenta il suono un paese che incanta, ma non si lascia incantare.

lunedì 23 luglio 2012

Soap&Skin e Apparat live

Sesto al Reghena 21 luglio 2012

Nell'ultimo album "The Devil's walk" Apparat si è avvalso della collaborazione di Soap&Skin (che canta, per lui, il brano "Goodbye"): da qui l'idea di farli esibire nella stessa sera, per un'esclusiva a Sexto'NPlugged.
Apparat è senz'altro uno dei produttori più richiesti e trendy del momento, molto cercato anche nei giri “artistici” che contano, forse è per questo che c'è il pienone di pubblico, in numero superiore rispetto alle sedie messe a disposizione e rispetto alle scorse edizioni.
Ma la location (la splendida Abbazia di Sesto al Reghena), il pubblico sempre attento e la giovanissima compositrice austriaca, Soap&Skin ovvero Anja Plaschg con la sua atmosfera in bilico tra elettronica, cantautorato barocco ed atmosfere dark , fanno subito dimenticare gli hype, le new tendencies, i future sounds of...
Alle ore 21,45 , non appena scende il buio, Anja sale sul palco dove ad aspettarla c'è il suo pianoforte e può avere inizio il suo incredibile concerto.
La timidezza di Anja non trattiene il tormento della sua anima e si scioglie nella carica impressionante sul pianoforte e nella sua voce inimitabile.
L'emozione è fortissima anche quando alla sua voce si accompagna quella della sorella e si alternano i pezzi tratti dai suoi due album: "Lovetune for Vacuum" e “Narow” eseguiti al pianoforte e accompagnati da basi controllate al laptop dalla stessa Anja.
Quando la sorella esce definitivamente dal palco, Anja lascia il pianoforte e scatena voce e corpo su basi che ricordano quel matrimonio tra umano e macchina, quel suono che ha dato il via a tutti i “suoni futuri” cioè l'industrial.
Momenti di pura estasi.
"Pale Blue Eyes" , dei Velvet Underground, è la cover che Anja decide di eseguire sul palco di Sesto al Reghena per chiudere il concerto.
E' impossibile restare impassibili a un così travolgente talento.

Alle 23,30 sale sul palco la Apparat band.
Apparat, come dicevo è produttore e dj molto trendy, ma l'ultimo album, il primo per Mute denota un nuovo stile ed un nuovo approccio, è lontano dalla techno e dalle estasi dance mentre trovano spazio le beatitudini dream-pop e l'ambient, un disco coraggioso che dal vivo si presenta in un liveshow completamente suonato nel senso più classico del termine.
Insomma i beat diventano beat-i e anche se ogni volta che questi accennano ai classici 4/4 techno si alzano urli di approvazione, vengono subito sopiti dal ritorno a sonorità più vicine ad in concerto shoegazing che ad uno techno-elettronico.
I brani sono principalmente tratti dall'ultimo disco ma anche dal precedente Walls del 2007 e i discreti beats elettronici si mescolano alla perfezione con il sound dei musicisti sul palco ed anche la voce dell’esile figura di Sacha Ring risulta perfetta per l'atmosfera creata.
Il suono urbano che ha fatto la fortuna della scena berlinese rivolge lo sguardo al naturalmente sognante e contemplativo suono islandese.
Gli orizzonti si allargano e sognare una metropolitana tra i vulcani innevati dell'Islanda è forse la migliore visione di futuro per la musica attuale.